Probabilmente avrete sentito parlare in questi giorni del caso di cronaca che ha visto coinvolte due ragazze quindicenni friuliane, che hanno confessato l’omicidio di un uomo ultrasessantenne. Le due si sono difese affermando che l’uomo voleva violentarle ma al momento gli inquirenti stanno cercando di ricostruire l’evento visto che ci sono molti punti d’ombra.
Noi non siamo un sito di cronaca nera e quindi vi starete chiedendo perchè parliamo di questo evento. Il motivo è presto detto. Oggi sul Corriere della Sera campeggia il titolo: “Era come stare nel videogame Gta. Sembrava di essere in GTA, il videogame. Ci siamo sentite come l’eroe del gioco”. È una delle frasi che le due quindicenni di Udine, che hanno confessato l’omicidio di Mirco Sacher avrebbero ripetuto più volte a Sonny Rizzetto e Walter Wisdom, i due giovani di Pordenone che, domenica notte, le hanno convinte a costituirsi ai carabinieri.
E noi abbiamo i brividi. Sia per la facilità con cui le protagoniste della vicenda parlano di quanto accaduto paragonandolo ad un videogame, non riuscendo a comprendere la differenza tra finzione e realtà, sia perchè sentiamo da lontano i passi dei nemici dei videogiochi che utilizzeranno questa vicenda per la nuova (si fa per dire…), ennesima (e chissà quante ne vedremo ancora…) crociata contro i videogames.
Per difenderci/vi dalle accuse che arriveranno potremmo usare tantissimi argomenti. Noi vogliamo usare quello più semplice di tutti: da tempo esiste il PEGI, la regolamentazione per l’età consigliata dei videogiochi. A 15 anni non si dovrebbe giocare con GTA 5 quindi qualche cosa che non va c’è ma vi prego, non utilizzate per l’ennesima volta un medium come capro espiatorio di tutti i mali del mondo. Non lo diciamo soltanto per la nostra passione ma perchè se si vuole cambiare un pò questa società è il caso di affrontare i veri problemi e le responsabilità di quanto accade, non prendersela con il videogame di turno…