The Last of Us torna su Playstation 5 (e prossimamente anche su PC) con un remake sempre ad opera di Naughty Dog che ha fatto discutere tantissimo ben prima di arrivare nei negozi. Facciamo però un attimo il punto prima di entrare nel dettaglio.

TLOU nella sua prima “incarnazione” arriva nei negozi nel giugno del 2013 su Playstation 3. Nel corso del luglio dell’anno successivo arriva su Playstation 4 The Last of Us Remastered ed ora, a distanza di 8 anni, ecco la terza materializzazione del gioco pensata ad hoc per Playstation 5.

Nel mentre è uscito anche una espansione Left Behind che troviamo inclusa in questa edizione, e soprattutto un sequel che ha lasciato davvero il segno a chi sta scrivendo questa recensione.

Ed ora questo remake delle polemiche: la ragione? Il prezzo con cui Sony ha deciso di commercializzare il gioco, quello di un nuovo videogame a prezzo pieno, scelta giustificata dal fatto che la produzione è ripartita da zero o quasi per ricostruire TLOU e azzerare il gap di 9 anni dall’uscita della produzione originale.

Ora le critiche sono assolutamente legittime mentre gli eccessi che si sono viste in rete no. Si può affermare senza ombra di dubbio che non si può NON consigliare TLOU Parte 1 in primis a chi per ragioni anagrafiche o per “distrazione” non lo ha ancora mai vissuto sulle due precedenti generazioni di Playstation. L’altra categoria a cui consigliarlo sono i tanti, tantissimi fan della serie che non hanno alcuna intenzione di aspettare un abbassamento del prezzo per rigiocarlo in versione “next gen”.

Nel mezzo ci sono tutti gli altri che dovranno decidere di loro sponte se l’acquisto sia da fare o meno magari ora o quando il gioco sarà proposto ad un prezzo ribassato. Noi cercheremo di darvi più informazioni possibili a riguardo per farvi fare la scelta più opportuna.

Nel 2013 TLOU ha rappresentato la migliore opera multimediale capace di coniugare al meglio il linguaggio e la narrazione filmica/televisiva alle dinamiche più tipicamente ludiche. A differenza di altri titoli però, questa commistione non fu un gioco al ribasso su entrambi i fronti, tutt’altro: l’introspezione e la caratterizzazione dei personaggi (anche quelli secondari) fu ed è straordinaria così come la narrazione degli eventi (un plus per l’incredibile prologo) ma al tempo stesso il gameplay (action/stealth/adventure/shooter) era di elevatissima qualità.

Last of Us non rappresentava però un pozzo di originalità: sotto il profilo ludico infatti la sua natura derivativa da Uncharted è ampiamente riscontrabile sin dai primi istanti ma quando un gioco ti prende così tanto grazie soprattutto ad un level design quasi perfetto non ci importò così tanto la mancanza di originalità a dirla tutta. La possibilità poi di poter affrontare una stessa situazione con approcci diversi e che comportavano ovviamente situazioni piuttosto differenti ci piacque veramente molto.

Anche un mondo apocalittico caduto sotto i colpi di un’infezione che trasforma gli uomini in creature mostruose ed aggressive non rappresentò certo una novità ma Last of Us almeno ha provato a rivedere il canovaccio zombie immaginandosi una società umana capace comunque di ricostruirsi e adattarsi alla nuova situazione.

Qui c’è una organizzazione militare con il pugno di ferro ma anche un gruppo ribelle chiamato le Luci che immagina un mondo migliore nonostante tutto. Questo contesto ha aiutato pure i level designer a rendere molto più variato l’approccio con le varie situazioni di gioco che sono oltre modo variegate e si distanziano a sufficienza da altri action.

A suo tempo Naughty Dog sfruttò fino all’ultimo granello di potenza di Playstation 3 per regalarci un prodotto straordinario ma è ovvio che nove anni sono una infinità e dunque lo studio di sviluppo ha deciso di ricostruire sostanzialmente da zero tutto il gioco per renderlo in grado di essere all’altezza delle produzioni del 2022.

Il lavoro è decisamente riuscito e secondo la nostra opinione giocarlo a 60 fotogrammi al secondo con la modalità prestazioni è decisamente meglio rispetto ai 4K fissi e ai 40fps di quella Precisione. Il gap di quasi un decennio è stato ampiamente ridotto a zero anche grazie a TUTTE le animazioni migliorate in modo esponenziale e non si può che complimentarsi ancora una volta con ND, un team capace di non avere flessioni qualitative praticamente da sempre.

Sotto il profilo dell’esperienza di gioco e delle cut scene si è cercato di rimanere il più fedeli possibile alla versione originale così come per il meraviglioso comparto sonoro che sostanzialmente è stato solo masterizzato per sfruttare l’effetto 3D dal Tempest Engine di PS5 , se pur ci siano dei miglioramenti e delle novità. In primis l’intelligenza artificiale è più intelligente, poi sono stati aggiunti vari elementi di accessibilità oltre cinque livelli di difficoltà con inclusa la possibilità di scegliere il permadeath, 

C’è anche la possibilità di registrare i propri Speedrun ma soprattutto una implementazione importante delle caratteristiche esclusive del Dualsense, in particolare per quanto riguarda i grilletti adattivi. Non mancano pure una manciata di extra destinata soprattutto ai fan più sfegatati della serie.

The Last of Us Part 1 si giova infine delle novità introdotte dal suo sequel in fatto di interfaccia e menù tanto da rendere così più assimilabili le due esperienze di gioco che fino a questo momento risultavano invece distanziate enormemente.

The Last of Us Parte 1 Recensione Playstation 5 – IN CONCLUSIONE
Al netto delle “polemiche” sul prezzo con cui Sony ha deciso di lanciare la produzione di Naughty Dog, non si piò NON consigliare TLOU Parte 1 in primis a chi per ragioni anagrafiche o per “distrazione” non lo ha ancora mai vissuto sulle due precedenti generazioni di Playstation. L’altra categoria a cui consigliarlo sono i tanti, tantissimi fan della serie che non hanno alcuna intenzione di aspettare un abbassamento del prezzo per un opera che soprattutto sotto il profilo grafico cancella il gap tecnologico di quasi 10 anni dall’uscita originale del titolo.

VOTO: 9