Fate/Samurai Remnant Recensione del nuovo videogame sviluppato dal team di Omega Force e pubblicato da Koei Tecmo già disponibile per console Playstation (la versione da noi testata, più esattamente su PS5), Nintendo Switch e PC.

Per chi non conoscesse il “media franchise” Fate, possiamo dirvi che si tratta di un universo immaginifico nipponico che il prossimo 30 gennaio compirà i suoi primi 20 anni e che è stato portato avanti con decine e decine di produzioni nel corso del tempo tra manga, anime, film, videogiochi e altri tipi di produzioni multimediali.

Nel corso della serie Fate, in un contesto fantasy nipponico, coppie di Master e spiriti eroici – noti anche come Servant – si sono scontrate nel corso della storia in una serie di Guerre del Santo Graal, in cui la coppia vincitrice ha sempre ricevuto un antico artefatto in grado di esaudire i desideri. Fate/Samurai Remnant continua l’epica Guerra del Santo Graal nel quarto anno dell’Era Keian, nel Giappone del Periodo Edo.

In Fate/Samurai Remnant sono passati diversi decenni dalla fine di un’epoca turbolenta e intrisa di sangue. Così mentre la popolazione si gode finalmente la pace e la tranquillità, una battaglia tra sette coppie di Master e i loro Servant sta per iniziare, mentre il Rituale della Luna Crescente si svolge nell’ombra. È qui che il protagonista del gioco, Miyamoto Iori, si trova coinvolto nella violenza insieme al suo Servant Saber, mentre lottano per diventare la coppia vincitrice e ricevere l’oggetto in grado di esaudire i desideri, il “Vessillo della Luna Crescente”.

Fate/Samurai Remnant ha una storia ben scritta e intricata e nel corso delle circa 50 ore che servono per portarlo a termine, saprà regalarvi davvero tanti spunti di interesse, colpi di scena e momenti incredibilmente toccanti a patto ovviamente di avere una empatia elevata con un certo genere di produzioni provenienti dalla terra del sol levante.

La nota dolente risulta essere la totale assenza di localizzazione in italiano, neppure nei sottotitoli, cosa che potrebbe rendere difficoltosa la comprensione dell’intreccio narrativo a chi non ha una sufficiente conoscenza dell’idioma inglese dei subs o del giapponese per i dialoghi.

Passando all’aspetto più squisitamente ludico, Fate/Samurai Remnant si muove sulle dinamiche di un action RPG con elementi ripresi dai musou (e con Omega Force non poteva essere altrimenti d’altronde) con un risultato convincente sotto ogni punto di vista anche grazie e soprattutto al sistema di combattimento che combina in modo egregio la coppia di protagonisti che dovranno sfruttare al meglio sia il gioco di squadra che le loro caratteristiche esclusive in alcuni casi indispensabili per battere i tanti e a volte molto coriacei nemici.

Pollice in alto anche per la gestione dei potenziamenti di personaggi ed armi oltre che per l’elemento esplorativo che si dipana inzialmente per le strade di Edo (il nome “antico” di Tokyo) e che aprirà alla possibilità ad innumerevoli missioni secondarie se già l’enorme quest principale non vi fosse sufficiente.

Passando alla realizzazione audiovisiva, Fate/Samurai Remnant non fa gridare al miracolo in un’analisi analitca ma l’estetica da anime interattivo grazie all’uso della tecnica del cel shading fa centro anche perché non ci sono particolari problemi che vadano ad inficiare in alcun modo l’esperienza ludica in senso stretto.

Solo lodi anche per il sonoro grazie a delle composizioni musicali di assoluto pregio ed una cura per tutta l’effettistica semplicemente perfetta. I dialoghi come scritto sono rimasti in giapponese e sono pieni di pathos. Se l’idioma nipponico non è nel bagaglio delle vostre conoscenze, ci sono i sottotitoli in italiano.

Fate/Samurai Remnant Recensione – IN CONCLUSIONE
Fate/Samurai Remnant è un gioco riuscito in ogni suo aspetto. Trama profonda ed intricata, longevità super, struttura costruita alla perfezione e realizzazione visiva pensata per farci sentire di essere all’interno di un bellissimo anime interattivo grazie all’uso della tecnica del cel shading. Unica nota dolente la totale assenza di localizzazione in italiano, neppure nei sottotitoli, cosa che potrebbe rendere difficoltosa la comprensione dell’intreccio narrativo a chi non ha una sufficiente conoscenza dell’idioma inglese per i subs o il giapponese per i dialoghi. Se per voi quest’ultimo aspetto non è un problema, allora non dovreste assolutamente lasciarvelo sfuggire!

VOTO: 8.5